Mercoledì 15 novembre 2023, presso Listone Giordano Arena a Milano, è stata presentata la nuova guida AIS “Vitae 2024”, un’edizione che taglia il traguardo dei dieci anni della pubblicazione e segue il fil rouge del paesaggio, tema portante delle attività e degli eventi istituzionali dell’Associazione per il 2024.
Come ha spiegato il presidente nazionale Sandro Camilli, “abbiamo voluto invitare i nostri lettori a intraprendere un viaggio, fisico e sentimentale, nei tanti luoghi d’Italia dove un filare diventa sinonimo di bellezza e umanità”.
Il viaggio enoico da nord a sud del Belpaese non può che cominciare degustando i vini delle 22 aziende selezionate che, nell’occasione, sono state insignite del prestigioso “Tastevin”, sculturalmente rappresentato da uno stivale con impresso il tastevin, oggetto simbolo dei sommelier.
Il Tastevin AIS è il prestigioso premio che l’Associazione Italiana Sommelier conferisce a chi ha contribuito a imprimere una svolta produttiva al territorio di origine, a chi rappresenta un modello di riferimento di indiscusso valore nella rispettiva zona e a chi ha riportato sotto i riflettori vitigni dimenticati.
Originale l’idea di consegnare il tastevin presentando le aziende raggruppandole in suggestive categorie, per esaltare ulteriormente l’originalità delle produzioni. E, quindi, “vini della fede” (Campania, Emilia, Trentino), “vini delle donne” (Abruzzo, Calabria, Puglia), “vini delle cooperative” (Marche e Sardegna), “vini dedicati” (Lombardia, Sicilia, Veneto), “vini d’acciaio” (Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche), “gli aneddoti” (Lazio e Piemonte), “a spasso nel tempo” (Alto Adige, Molise, Toscana), “gli ornitologici” (Basilicata, Romagna, Umbria).
Entriamo nel vivo dei “vini della fede”: in questa mistica categoria, in rappresentanza dell’Emilia, è stata premiata la Cantina Cavicchioli per il suo Lambrusco di Sorbara Spumante Brut, Rosé Del Cristo 2020.
Una passione in rosa che parla dell’evoluzione di un vino e di un vitigno, che disvela l’altra faccia del Lambrusco possibile, lo spumante e la ricerca della perfezione, con queste parole la Cantina Cavicchioli presenta il suo Rosé insignito del prestigioso premio.
Cavicchioli si può riassumere emblematicamente in tre parole: tradizione, famiglia, territorio.
Tre parole che si legano insieme per esprimere una tradizione di famiglia ancorata fin dalle origini al territorio.
Una storia cominciata nel secolo scorso, nel 1928, quando Umberto Cavicchioli decide di produrre vino a San Prospero, un paesino vicino Modena. A lui si deve la volontà di pigiare l’uva lambrusca, di far fermentare il mosto in botte e di imbottigliarlo quando la luna era “buona”.
La famiglia Cavicchioli cresce di padre in figlio, attraversa gli anni del dopoguerra, della ricostruzione, del boom economico, fino a varcare i confini nazionali, affermandosi come un punto di riferimento nel mondo del Lambrusco Modenese, capace di esprimere con lo stile e la tecnica la valorizzazione moderna di questo vino.
Sì, il Lambrusco è un vino moderno, dalle origini contadine e popolari. Le sue radici sono ben ancorate in questo passato, ma la sua versatilità lo rende un vino “alla moda”, una tendenza che torna e che rinasce grazie alla dedizione di produttori che, come Cavicchioli, hanno mantenuto inalterato il suo carattere schietto, gioioso, frizzante.
A cura di Stefania Raspa, Sommelier